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47. «Chi vorrà venire con me deve faticare con me…»

(Ri)leggere le Lettere di sant'Ignazio



«Sia benedetto colui che con il suo sangue e la sua vita ci ha acquistato quella eterna, facendoci partecipi del suo regno e della sua gloria (Epp 214: I, 627-628). I benefici che ci ha procurato la redenzione sono motivo di offerta di sé «con molto amore» (Ej 234) e richiesta di «non impedire con la nostra tiepidezza e la nostra negligenza l’effetto della sua infinita e somma misericordia» (Epp 5288: VIII, 593), anzi ad «aiutare l’opera della redenzione» (Epp 3598: V, 257). «Considerare», raccomandava Ignazio, «come Cristo tutto questo soffre per i miei peccati, ecc., e che cosa io devo fare e soffrire per lui» (Ej 197). Nelle sue lettere, la visuale si allarga a «tutto l’universo mondo che egli chiama nonché ciascuno in particolare» e riecheggia l’invito del Re eterno negli Esercizi e la risposta da dare: «Voglio… imitarvi nel sopportare ogni ingiuria e ogni vituperio e ogni povertà…» (Ej 98, cf. 95).



Alla Comunità di Coimbra

7 maggio 1547

Vorrei che vi stimolasse l’amor puro di Gesù Cristo e il desiderio del suo onore e della salvezza delle anime, da lui redente, poiché voi siete suoi soldati, a titolo speciale assoldati in questa Compagnia. Soldo suo è tutta la vostra natura, ciò che siete e avete, poiché vi diede e vi conserva l’essere e la vita e tutte le parti e perfezioni dell’anima e del corpo e i beni esterni. Soldo sono gli stessi doni spirituali della sua grazia., con cui vi ha prevenuto così generosamente e benignamente e con cui continua ad arricchirvi, anche se gli siete nemici e ribelli. Soldo sono gli inestimabili beni della sua gloria, che vi ha preparato e promesso senza che gliene venga alcun vantaggio, comunicandovi tutti i tesori della sua felicità perché, partecipando eminentemente della sua perfezione divina, voi siate ciò che egli è per essenza e per natura. Soldo è finalmente tutto l’universo con i corpi e gli spiriti, poiché egli non si è contentato di mettere a nostro servizio tutto quello che si trova sotto il cielo, ma anche la sua nobilissima corte, senza escludere nessuna delle celesti gerarchie, che sono inviate come servitori per il bene di quelli che devono ricevere l’eredità della salute [Eb 1,14]. E come se questi soldi non bastassero, si è fatto lui stesso nostro soldo, divenendo nostro fratello nella carne, prezzo della nostra salute sulla croce, alimento e compagno del nostro pellegrinaggio nell’Eucaristia. Che cattivo soldato è colui al quale non bastano tali soldi a farlo lavorare per l’onore di tal principe!

CB XIII/3_3 [Epp 169: I, 501-502)








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