Senza Manresa non ci sarebbe Ignazio. La luce originaria che egli ha visto nel deserto dove si è recato dopo aver lasciato Loyola, lo accompagnerà lungo una missione di cui danno una viva testimonianza le più di seimilacinquecento lettere ritrovate dopo la sua morte.
Chi si incammina verso il cuore della Rivelazione, è provato e agitato come lui da vari spiriti. Egli ci mette in guardia, come san Giovanni: “Non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio” ammonisce san Giovanni (1Gv 4,1). Ci invita, come san Paolo, a “esaminare tutto con discernimento”, in modo da fare “tutto per la gloria di Dio” (1Ts 5,21.10). Non appena uno si dispone esistenzialmente all’azione di Dio, scopre, infatti, di essere il campo di battaglia fra due spiriti che si affrontano in lui, fin dentro le potenze naturali della sua anima. Essi indirizzano su due vie del tutto opposte: “la vita e il bene, la morte e il male” (Dt 30,15).
Nell’aprire i suoi corrispondenti alla grazia del faccia a faccia con Cristo, fonte di ogni rinnovamento personale, il santo li coinvolge nella lotta del drago contro la donna che segna il tempo della Chiesa (cf. Ap 12,13.15 ; cf. Lc 10,18; Gv 12,31). Se si leggono volentieri sempre di nuovo le lettere, è perché il loro autore ci insegna a vivere nelle varie situazioni del mondo ciò al quale i suoi Esercizi spirituali ci hanno iniziato.
Una presenza viva
«Dalla sua visione presso il fiume (Cardoner, Manresa), dove il piano di salvezza di Dio per il mondo gli venne delineato in un modo così insolubilmente unitario, egli ci ha raccontato che, sono sue parole, in fondo non aveva più bisogno della Sacra Scrittura. A La Storta egli viene dal Padre consegnato al Figlio in modo da consentirgli di dare alla sua fondazione il nome inaudito di Compagnia di Gesù. Un gesuita ha visto il suo volto brillare nella preghiera, il padre Nadal riferisce che nella preghiera poteva trovare in Dio tutto ciò che voleva. Del resto, egli ha bruciato quasi tutto quel che aveva annotato delle sue esperienze mistiche; ha voluto apparire davanti ai suoi e al mondo unicamente come un fondatore e ordinatore ragionevole. Delle sue Costituzioni – da cui dipendono quasi tutte le fondazioni successive di altri ordini – quasi nulla risulta invecchiato dopo tanti secoli. Per la Chiesa egli rimane una presenza vivissima con il suo libro degli Esercizi, redatto in uno stile poco letterario, maldestro. Chi può contare le centinaia di migliaia di vocazioni che questo libro ha suscitato nel corso dei tempi e che oggi ancora continua a suscitare? Quanto all’evento che egli delinea in questo libro non esiste alternativa, per quanti siano tanti quelli che già si sono offerti e provati a cercarla.»
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