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57. Il culto del Santissimo Sacramento

(Ri)leggere le Lettere di sant'Ignazio


Fra le grazie ricevute prima, a Manresa, il Pellegrino ricorda come un giorno, mentre ascoltava Messa, «vide con gli occhi interiori come raggi bianchi che scendevano dall’alto»; «vide chiaramente con l’intelletto come Gesù Cristo nostro Signore fosse presente in quel Santissimo Sacramento» (Au 29). Ora lo sente esistenzialmente: il dono del «suo santissimo corpo e prezioso sangue» (Ej 191) è una miracolosa manifestazione della sua risurrezione attraverso i veri effetti cf. (Ej 223). Un discreto riscontro di tale grazia si documenta nella lettera che scrisse nell’agosto-settembre 1540 agli abitanti di Azpeitia. Nel 1535, Ignazio aveva approfittato di un passaggio nella sua patria per insegnare il senso dell’Eucaristia come rimedio alla propria debolezza. Nel 1539 trovandosi a Roma, venne a sapere che Paolo III aveva appena approvato una «Confraternita del Santissimo Sacramento» stabilita da un domenicano nella chiesa della Minerva. Coglie l’occasione per suggerire ai suoi conterranei la fondazione di una simile confraternita.



Agli abitanti di Azpeitia


agosto-settembre 1540


Molto ho nella memoria il tempo che ho trascorso lì: in quali propositi e risoluzioni rimase il popolo dopo aver stabilito lodevoli e santi ordinamenti […]. Dopo questo, qui non sono sicuro della vostra costanza o fiacchezza nel perseverare in cose tanto giuste e tanto gradite alla infinita e somma Bontà. Allora, sia che abbiate perseverato per progredire, sia che abbiate mancato tornando alle cose di prima, per progredire di più, vi prego, chiedo e sollecito per amore e riverenza di Dio N.S.: impegnatevi con tutte le forze e con molto affetto nell’onorare, appoggiare e servire il suo unigenito figlio Cristo N.S. in quest’opera sì grande del Santissimo Sacramento, dove sua divina Maestà, nella sua divinità e nella sua umanità, è tanto grande, e tanto intera, e tanto potente, e tanto infinito quanto in cielo. […] Infatti, senza dubitare, sono persuaso e credo che, agendo e sforzandovi in quel modo, voi troverete un inestimabile profitto spirituale. Ricevevano ogni giorno il Santissimo Sacramento tutti e tutte quanti avevano l’età per farlo […]. A noi, dunque, nell’amore e nello Spirito di un tale Signore, e per il grande profitto delle nostre anime, di rinnovare e rinvigorire in qualche maniera le sante consuetudini dei nostri padri […]. Finisco, domandandovi, pregandovi e supplicandovi, per l’amore e la riverenza di Dio N.S., di tenermi sempre presente nelle vostre orazioni e specialmente quelle del Santissimo Sacramento, come voi sarete sempre del tutto presenti in quelle mie, per quanto povere e indegne siano.

CB V/6_2 [Epp 26: I, 163-164)










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