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45. Olocausto

(Ri)leggere le Lettere di sant'Ignazio



Quelli che, dopo aver sentito la «chiamata» di Cristo (Ej 91), vogliono «faticare e seguirlo nella pena» (Ej 95), «lasciandosi affezionare e segnalandosi in ogni servizio del loro Re eterno e Signore universale», «faranno oblazioni di maggiore valore e di maggiore importanza» (Ej 97). La preghiera che Ignazio suggerisce agli esercitanti di fare con fermo «desiderio e deliberata determinazione» (Ej 98), esprime la volontà che sarà alla base della consacrazione nella Compagnia di Gesù: quella di «vestirsi della stessa veste e divisa del loro Signore, per l’amore e la riverenza che gli sono dovuti» (Co 101; cf. 82). Nelle Costituzioni, il «magis», ricorrente negli Esercizi spirituali (già più di trenta volte nelle «Annotazioni»), è riferito più espressamente alla «salvezza delle anime del prossimo» (Co 3 et passim), conformemente alla missione del Figlio qual'è descritta nel primo esercizio e poi nella prima contemplazione (Ej 101ss) della seconda Settimana. È questo tratto specifico che mette in risalto il fondatore della Compagnia in una lettera ai gesuiti del collegio di Coimbra.




Alla Comunità di Coimbra

7 maggio 1547

È del tutto importante che eccelliate nelle lettere e nelle virtù se avete da rispondere all’attesa di tante persone, non solo di codesto regno ma anche in molti altri paesi. I soccorsi e i mezzi di ogni specie, interiori ed esteriori, che Dio vi dà, fanno loro attendere un frutto assai fuori dell’ordinario. E così all’obbligo sì grande di fare bene nel quale vi trovate, niente di ordinario sarebbe soddisfacente. Considerate quale sia la vostra vocazione e vedrete che quanto in altri non sarebbe poco, lo sarebbe per voi. Poiché Dio non solo ci ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirevole luce [1 Pt 2,9] e ci ha trasportato nel regno del suo Figlio diletto [Col 1,13], come ha fatto con tutti i fedeli, ma, perché meglio conservaste la purità e siate più uniti nell’amore delle cose spirituali del suo servizio […], [ha voluto] che poteste rivolgervi e dedicarvi tutti interi a quel fine per cui Dio vi ha creato: il suo onore e la sua gloria, la vostra salvezza e l’aiuto dei vostri prossimi. E anche se a questo fine vengono indirizzati tutti gli istituti della vita cristiana, Dio vi ha chiamati a questo presente dove, non come un indirizzo generale, ma inserendo in esso tutta la propria vita e le proprie attività, facciate di voi un continuo sacrificio alla gloria di Dio e la salvezza del prossimo, cooperando ad essa, non solo con l’esempio e santi desideri, ma con gli altri mezzi esteriori che la divina provvidenza stabilì perché ci aiutassimo gli uni gli altri.

CB XII/1_2 [Epp 169: I, 497-498)








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